domenica 5 luglio 2015

Càpe o lettere



La vita è un susseguirsi di scelte. Ogni attimo si conclude con una scelta, tra si o no, bene o male, dire o fare,  andare o restare, dormire o alzarsi,  bere o mangiare  …. e non sempre  è facile decidere,  perché ogni decisione porta delle conseguenze. E allora?...
Ci si affida al caso, ed uno dei  metodi più utilizzati è il Testa o croce, un modo per scegliere  tra due possibilità utilizzando una moneta . Consiste nell'associare le due scelte possibili alle due facce della moneta, e a considerare estratta la scelta relativa alla faccia visibile dopo averla lanciata in aria. 
Un criterio di scelta che appaga anche la voglia di giocare, tanto da dare vita e nome ad un gioco consistente nello scommettere ed indovinare  la faccia della moneta  visibile dopo il lancio.
Il nome di Testa o croce è dovuto al fatto che le monete recavano su un verso la faccia del  regnante e sull’altro una croce.
Classico esempio italiano sono le due lire del 1861 recanti su un lato la testa di Vittorio Emanuele II e sull’altro la croce sabauda.

Per noi tarantini questo gioco prende il nome di  càpe o lettere , dove
“Cape”  indica il fronte della moneta su cui è stampata la testa, di fronte o di profilo del sovrano, del capo di stato, di un personaggio famoso …

 “Lettere”  indica il retro della moneta,  su cui viene riportato il suo valore  di scambio.

Questo deriva dal fatto che le prime banconote,  erano delle “lettere di scambio” con cui le banche autorizzavano i loro clienti ad effettuare i loro pagamenti  senza l’uso di monete, e garantivano ai possessori di queste lettere, di poterle cambiare presso altra banca, ottenendone il corrispettivo.
Per estensione, il retro delle monete, indicante il valore di scambio delle stesse, venne chiamato “lettera”. 

Questo gioco era praticato già nella  Roma repubblicana col nome di "navis aut caput" (nave o testa) perché sulle monete di quel periodo riportavano su una faccia una nave e sull’altra la testa di un Dio o del Console sotto il cui governo erano state coniate.


 In realtà questo gioco ha origine più antiche, probabilmente da un gioco in voga nell’antica Grecia,  l’ostrakinda, che utilizzava una conchiglia o un coccio con una delle due facce colorata di nero.
Un giocatore lanciava in aria la conchiglia o il coccio, dicendo:  "nux kai hemera" (giorno o notte) e l’altro giocatore doveva indovinare quale faccia si sarebbe mostrata dopo il lancio.