martedì 1 novembre 2011

'U cùnzele


In questi primi giorni di novembre è usanza ricordare i defunti. Giorni tristi in cui rievochiamo il lutto ed uno dei momenti di elaborazione e superamento del lutto è ... 

U' cùnzele, ossia il pranzo consolatorio offerto da parenti e amici, alla famiglia colpita da un lutto.
Nella casa colpita dal lutto, per rispetto del defunto, bisognava interrompere tutte le attività quotidiane, la tradizione impediva che per almeno una settimana si accendesse il fuoco, e il digiuno poteva essere interrotto solo dal cibo portato dall'esterno da parenti e amici. 
U' cùnzele offriva una delle rare occasioni in cui si cucinava la carne bollita ... con àccie (sedano), putresìne (prezzemolo), alàure e cipòdde (alloro e cipolla) e pastunàche (carote).
Nella società contadina l'uso della carne era limitato a poche occasioni, e quasi sempre si utilizzava la gallina, che veniva ammazzata solo se aveva scovato (non produceva più uova).
Oltre al brodo, facevano parte del "cùnzele" anche fritture di pesce, uova, formaggi, taralli e vino.... erano simili a conviti nuziali. Mangiare in compagnia era segno di superamento del lutto, durante i cùnsoli non mancavano risate e canti, considerati come la volontà disperata di far trionfare la vita sulla morte. Si mangiava e si beveva del vino alzando il bicchiere dicendo: <Paradìse a jdde e salute a nùje!>
E in tutto questo non vi era nulla di contraddittorio.
Il banchetto funebre esigeva alcune regole:
- niente di ciò che avanzava doveva tornare indietro, poichè si credeva che col cibo si sarebbe portato fuori anche il dolore;
- le stoviglie non dovevano essere lavate a casa del defunto, poichè le attività domestiche avrebbero impedito al defunto di trovare il giusto riposo, e ai sopravvissuti di trovare la rassegnazione.

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