mercoledì 8 dicembre 2010

A' 'Mmaculate


L’Immacolata è il secondo appuntamento dei Tarantini col Natale.
Il 7 e l'8 dicembre per i tarantini sono "i giorni della Madonna". In questi due giorni tutto diventa "della Madonna". La vigilia è giorno di digiuno: "u' disciùne d'a Madonne"; il digiuno si rompe al tramonto del sole come vuole tradizione: "sole trasùte disciùne finìte" , e può essere interrotto solo per mangiare una specie di pagnotta soffice detta 'u miscetàle d'a Madonne" (termine che deriva da una deformazione di vigitale, ossia della Vigilia).
Ma Taranto ha conosciuto anche "nu' terramòte d'a Madonne" ... anzi due:

come recita il De Vincentiis:


"La notte tra il 7 e l’8 dicembre del 1710, verso le 4:30  del mattino, uno spaventoso terremoto ruinò su Taranto, mentre l’immagine della Vergine era esposta per la sua festa” , durante il quale la città “fu preservata dalla ruina e tutto il popolo durante la notte corse devoto a venerare e ringraziare la Madonna, nella chiesa di S. Francesco d’Assisi (oggi nota come caserma Rossarol) a renderle grazie ed impetrarne l’assistenza”. 

 Interpretando il fatto come segno divino e, per giunta, avvenuto alla vigilia dell’Immacolata, il popolo chiese ed ottenne dal sindaco dell’epoca, Giovanni Capitignano, che la Vergine fosse proclamata Protettrice della città.
Il notaio Antonio Catapano, così trascrisse quella miracolosa notte, descritta dalla viva voce del sindaco:

“ Nel mentre si stava solennizzando la Sua festa, dentro la chiesa del venerabile convento dei frati minori conventuali dell’ordine di San Francesco d’Assisi, dove si ritrovava una congregatione di special devoti sotto il titolo di detta Vergine Immaculata, e tenendosi la Sua veneranda statua esposta in mezzo di detta venerabile chiesa a concorso del suo popolo devoto, con prieghi di ottenere sempre le Sue gratie dal Suo Unigenito Figliuolo Christo Signor Nostro, verso le hore quattro e mezzo di notte, succedette una scossa di terremoto, così durabile e strepitosa che atterrì non solo la città tutta, ma anco il contorno, non mai succeduta, né intesa negli secoli trascorsi, al che all’hora istessa, al suono di campane di tutte le chiese d’essa città, il popolo tutto per la devozione suddetta, con tutto che la terra scuoteva, concorse nella detta chiesa di detta Vergine Immaculata a cercar gratie di far placare con la Sua intercessione l’ira e castigo di Dio Benedetto, che imminentemente si vedeva l’orribilità di detto terremoto. E nel mentre, con grandissime lacrime, e dimostrationi d’atti di penitenza, che tutt’attendevano alla santa confessione, non mancando li riverendi padri sacerdoti sì d’esso convento, come degl’altri si vidde impetrare da essa Vergine la gratia, con liberarci instantaneamente da tal castigo d’orrendo terremoto”

La città in un “pubblico parlamento del 23 dicembre del 1710 deliberò di eleggere a compatrona l’Immacolata La cittadinanza, nella persona del sindaco, si impegnò ad offrire in perpetuo l’8 dicembre di ogni anno, due torce di cera di tre libre ciascuna da far ardere davanti la statua.
 Questo avvenimento istituzionalizzò la pratica del digiuno  e della penitenza, da parte del popolo, e della processione ad opera della confraternita.

All’intervento dell’Immacolata si attribuì anche la la preservazione  della città dal terribile  terremoto che colpì Taranto il 20 febbraio 1743. Anche in questo frangente, l’allora sindaco Scipione Marrese volle istituire in perpetuo,  un triduo di penitenza con una serie di prediche e l’intervento ufficiale degli amministratori cittadini, alla processione dell’Immacolata, da tenersi nel febbraio di ogni anno.

Il 12 febbraio 1943, in occasione del 200° anniversario del terremoto del 1743, l’Arcivescovo Mons. Ferdinando Bernardi fece eleggere L’immacolata patrona della città di Taranto. 




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