domenica 3 ottobre 2010

Nati a casa

Oggi i bambini nascono in ospedale, dove le mamme trovano le cure necessarie per  se e per il bambino. Grazie alle ecografie già prima di nascere sappiamo già se è maschietto o femminuccia e con l’avvento dell’ecografia tridimensionale sappiamo già se avrà le orecchie a sventola o il nasino all’insù, e quando vengono al mondo, come si suol dire: "nascene cu’ l'uecchie apijrte" (nascono con gli occhi aperti).
Una volta invece nascevamo in casa. La maternità era un evento molto privato: le donne in genere tenevano nascosta la gravidanza per i primi mesi e rendevano partecipi dell'evento solo i familiari più stretti e delle comari anziane del vicinato, che erano importanti e rivestivano un ruolo fondamentale nella vita di tutti i giorni all'interno del quartiere, sapevano tutto di tutti. Non esistevano problemi, anche i più personali, che sfuggissero all'intuito delle donne del vicinato.
Ed era proprio l’intuito, che in un’epoca in cui non esisteva alcun metodo scientifico per conoscere il sesso del nascituro faceva azzardare delle ipotesi. Questi metodi casalinghi di premonizione neonatale sono riassunti da alcuni detti.
Il più comune deduce il sesso del nascituro dalla forma della pancia della mamma: "Vendra appundute, maschele e' vute, vendra tonne, 'a femmene je' pronde!”  (pancia a punta maschio hai avuto, pancia tonda la femmina è pronta) 
Altri da dolori di sciatica: “dulore d’anca, femmena franca” (se la mamma ha dolore d’anca, la femmina è sicura)
dal colore del viso: “ faccia scure maschele secure”    (se il viso della mamma è scurito da macchie, è sicuramente un maschio) 
dalle ore di sonno: ci assai ete u’ suenne, femmene s’appresende”     (se la mamma durante la gravidanza dorme molto, nascerà una femmina).

o dalla cottura della pasta: si calavano in acqua bollente na chiancaredda (una orecchietta) e nu maccarrone (un  rigatone) se saliva a galla l'orecchietta, era femmina se il primo ad emergere era il rigatone, allora era maschio. 
Per scaramanzia la mamma  preparava il corredino, solo al termine della gravidanza: 'a cammisedd' (la camicina), 'u sciupparjidd' (la casacchina), 'a varvaredde (il bavaglino), 'a scuffie (la cuffia), le pannolin' (i pannolini) che erano panni triangolari tenuti fermi "cu le spinghele francese" (spille da balia), e … le fasse (le fasce) ....
...perchè all'epoca i bambini venivano "'nfassate'" - ossia avvolti in un susseguirsi di fasciature, che coprivano tutto. Quando erano vestiti di tutto punto, sembravano delle piccole mummie che muovevano soltanto la testina, perché anche le manine, per i primi giorni, rimanevano strette nelle fasce,  che in teoria avrebbero dovuto rinforzarne le ossa e impedire che gli venissero le gambe storte.
Quando nasceva un bambino tutto il vicinato si mobilitava per dare una mano. Il parto avveniva in casa, accanto al focolare: la donna era assistita dalla madre, dalla suocera e  dalle comari e vicine di casa che preparavano tutto: acqua calda abbondante, panni e asciugamani.
In un tale ambiente si inserisce una figura importante... ‘a mammare - ossia la levatrice - chiamata quando una donna stava per partorire.
In qualunque ora del giorno, e soprattutto di notte, la levatrice accorreva, accompagnata dai familiari, all'abitazione della partoriente.
Diploma o non diploma la levatrice a quei tempi era una delle figure professionali più utili e perciò rispettate. Il suo ruolo era considerevole e quando passava per le strade era riverita da tutti.
Era una professione tramandata da madre in figlia.
La levatrice, aveva dei precisi doveri: assistere la partoriente dall'inizio alla fine del parto; lavare la prima camicia della puerpera, lavare e vestire il bambino per i primi otto giorni e presentarlo al battesimo. Non sarebbe stato compreso da nessuno battezzare il neonato senza la levatrice che l'aveva aiutato a venire al mondo, si diceva, non avrebbe fatto gli auguri di buona fortuna al neonato.
Altri tempi e un modo di  vivere oggi difficile da capire, che ad alcuni potrebbe sembrare addirittura sconveniente. Ma, in quelle strade, tra quella gente, oltre i soliti pettegolezzi, le critiche e le invidie, c'era tanta sincera solidarietà dettata da una umanità spontanea, libera da paure, ipocrisie, egoismi che oggi hanno distrutto i rapporti umani

3 commenti:

  1. Complimenti, aspettiamo nuovi posts.
    Sto portando avanti un progetto sulla cucina tarantina, purtroppo sono un nativo di Taranto molto bastardo ed i miei ricordi non sono molto affidabili, se nel nostro blog clicchi l'etichetta "Tradizioni Tarantine" selezionerai una ventina di ricette tarantine o che io ritengo tali. Saresti così gentile da esprimere un tuo parere nel merito?
    Arrileggerci

    RispondiElimina
  2. Grazie per il commento.
    Ti chiedo scusa se ti rispondo in ritardo, ma inizio ora a scoprire il mondo dei blogger e mi sto organizzando.
    Il vostro blog lo leggo da un po' di tempo e adesso commenterò sicuramente le vostre ricette, anche se per vie traverse ho già interagito con voi. Io sono Carmela che attraverso Tarantonostra.com ha parlato di:"'ndromese de granone e cozze nere", "gnatune co' pepe"...
    Non sono una cuoca ma adoro le curiosità e gli aneddoti che nascono attorno ai piatti tradizionali.
    Buon proseguimento.

    RispondiElimina
  3. Sei una grande fonte di informazioni. Interessantissime tutte le notizie, ho apprezzato in particolare quelle sulle Pettole e sulle Putee, di cui sono un grande estimatore, mi sarebbe piaciuto avere l'occasione, l'intraprendenza e la possibilità di ricrearne una. Cercherò di trovare l'occasione di parlarne. A proposito di Putee ricordo male che due degli alimenti principali qui serviti era "a purpett n'pont a furcin", la polpetta rigorosamente di cavallo servita (sic!) infilzata in una forchetta con cui si prelevava direttamente dal pentolino sempre in ebollizione posto a fianco al bancone, l'altro cibo era "u vurp fritt" il polpo fritto, ricordo una putea nella cui vetrina era sempre in bella mostra, insieme a mosche svolazzanti e morte.
    Aspetto con ansia altre tue pubblicazioni

    RispondiElimina